Epicuro e la felicità
Epicuro e la felicità: prova a contestualizzare e commentare il bisogno attuale dell’uomo di essere felice.
“Non aspetti il giovane a filosofare, né il vecchio di filosofare si stanchi: nessuno è troppo giovane o troppo vecchio per la salute dell’anima. Chi dice che non è ancora giunta l’età di filosofare o che è già trascorsa, è come se dicesse che non è ancora o non è più l’età per essere felici. Cosicché devono filosofare sia il giovane, sia il vecchio: questo perché invecchiando rimanga giovane nei beni, per il ricordo gradito del passato; quello perché sia insieme giovane e vecchio, per l’assenza di timore di fronte al futuro: bisogna dunque esercitare ciò che procura felicità, perché se abbiamo questa, abbiamo tutto, ma se manca, facciamo di tutto per averla”. (Lettera a Meneceo, Epicuro)
I principi che per Epicuro sono alla base della felicità sono quattro e sono elencati in quello che l’autore chiama “tetrafarmaco”, ossia i quattro ingredienti della medicina che libera l’uomo dalle paure che lo turbano e dai pregiudizi che gli precludono la via del piacere:
- non si devono temere gli dèi
- non bisogna temere la morte
- non bisogna considerare tutti i piaceri un bene
- non dobbiamo fuggire necessariamente ogni dolore
Che ne pensi? Che cos’è per te la felicità?
Gianfranco
Ho sempre associato Epicuro al concetto di piacere, di felicità senza mai riflettere piu’ di tanto.
In questo contesto di coronavirus pero’ in cui si è confinati a casa, martellati dai bollettini deprimenti dei telegiornali e senza altri stimoli o distrazioni mi chiedo cosa sia veramente la felicità. Dove sei felicità? Dove sei Epicuro?
La felicità è un concetto universale? Si puo’ provare piacere, essere felici in un contesto come quello di oggi?
Mi torna alla mente un’immagine di qualche anno fa che avevo riposto nel cassetto dei ricordi…era quasi sera, stavo facendo jogging e nel raggiungere un parco stavo attraversando una via desolata con un accampamento di zingari. Per un attimo ho pensato di cambiare strada ma poi spinto dalla curiosità ho deciso di tirar dritto e che sorpresa…ho incontrato la felicità nello sguardo di due bambini che giocavano scalzi e sporchi con un pallone…si, la felicità,…ho associato quegli sguardi a bambini felici in un contesto in cui il degrado era evidente ma i loro occhi, il loro sorriso, la loro spensieratezza mi ha trasmesso questa emozione…i bambini erano felici, liberi, immersi in una dimensione che non era certo la mia di runner che attraversava un contesto di degrado. E allora? sto forse sostenendo che per essere felici si deve essere zingari?…no…ma forse sto sostenendo che la felicità la si puo’ trovare e donare con piccoli gesti, a volte con un sorriso a volte scrivendo un post come questo…:) Grazie admin per avermi stimolato con questi semplici pensieri..
admin
Grazie a te Gianfranco per il tuo interessante contributo e per il sostegno!!
Amedeo
In questi giorni è diventato famoso un motto nato proprio a Napoli: chi può metta qualcosa chi ha bisogno prenda. Vorrei che ci fosse un paniere anche per la felicità. Il medico che lo ha lanciato, Giuseppe Moscati, ha secondo me trovato una nuova definizione per la felicità nella condivisione.
admin
Ciao Amedeo, sono rimasta molto colpita anch’io dall’iniziativa del Dr. Moscati …un paniere per la condivisione della felicità, bella idea. Spesso ci dimentichiamo quanto possano essere importanti per le persone che abbiamo vicino, un sorriso o un abbraccio. Una parola di conforto o l’aiuto disinteressato, possono regalare serenità agli altri e regalare a noi stessi un autentico vero momento di felicità.
Carlotta
Penso che la felicità sia un qualcosa a cui tutti tendiamo. C’è chi la trova nella realizzazione personale, chi nella famiglia, chi nel donare felicità agli altri. Personalmente mi sento felice quando riesco a donare un sorriso e un po’ di serenità. A volte anche piccoli gesti possono aiutare e far sentire le persone meno sole!!
admin
Ciao Carlotta, mi piace la tua “ricetta del sorriso”, la condivido totalmente!
Che si tratti di un amico o di un estraneo, il sorriso trasmette il calore della vicinanza, l’attenzione e la comprensione dell’altro.
Non servono discorsi, basta uno sguardo.
Elena
Per me la felicità è riuscire a stare bene con se stessi ed anche con gli altri , non è sempre impresa facile , ma sforzandosi di apprezzare ciò che si ha , si riesce a fare meditazione su se stessi ed a capire che non sempre si può essere felici su questa terra ma che ci sono tante possibilità, bisogna essere capaci di trovare soluzioni ai nostri problemi anche con l’aiuto degli altri .
admin
Carissima Elena, questo tuo commento mi ha particolarmente colpito: è vero, a volte se riusciamo a condividere il peso di situazioni che ci creano dolore, ansia o stress, tutto diventa più sopportabile. Il confronto e il dialogo con gli altri sono elementi chiave per la crescita personale, a partire dal dialogo con i propri genitori ed insegnanti. A presto e un grande abbraccio:))